Storia

Erroneamente si è sempre ritenuto che il gruppo venne affidato ai macellai ( ars buceriorum ) con l’atto rogato dal notaio Saverio Cognata il 28 febbraio 1782.

Salvatore Accardi a tal proposito ci fa sapere che la scrittura, invece, esamina un contenzioso tra i confrati della Compagnia di San Michele Arcangelo e non riporta alcuna frase, parola o termine attinente ai bucceri o ai beccaj o alla concessione del gruppo ed al contrario, descrive la partecipazione dei patrizi alla processione con la statua dell’Addolorata insieme al gruppo del “Sepolcro” condotto dai confrati di detta compagnia, il Venerdì Santo”.

Di certo vi è, al momento, solo l’atto di concessione,(sotto riportato) rogato dal notaio Ignazio Cosenza il 13 agosto 1787 nel quale la Compagnia di San Michele concesse l’uso della cappella costruita dai beccaj dentro la chiesa di San Michele, ed in tal atto non solo è testimoniata la partecipazione di quest’arte alla processione dei Misteri insieme alle altre ma soprattutto e la menzione di aver fatto costruire, di recente, il proprio mistere. L’ affidamento del gruppo alla categoria dei macellai generò aspre discussioni tra le altre maestranze che non ritenevano i macellai idonei a fregiarsi del titolo di maestranza e non appena la categoria ottenne il riconoscimento di maestranza, affidò probabilmente a Domenico Nolfo la costruzione di un nuovo gruppo. Sempre dagli studi di Accardi apprendiamo che, originariamente, i consoli dell’arte pensarono di inserire tra le statue del gruppo anche la figura di Misandro, un losco personaggio che insieme al sacerdote Nizech, fu tra i principali accusatori di Gesù. Nel documento è chiaramente indicata la figura di Misandro che venne successivamente sostituita da un soldato recante la scritta ” I.N.R.J.” Negli anni ’20 l’antica ” vara ” su cui poggiava il gruppo venne sostituita da un’altra più piccola, le cui ridotte dimensioni hanno costretto ad un riavvicinamento delle statue, tale che la figura del servo con la bacinella è oggi coperta dal tribuno romano. Il gruppo vede dominare l’imponente figura del prefetto Pilato, raffigurato in abito orientale con un viso austero pieno di profonda mestizia . Questi, cedendo alle pressioni della folla, emette la condanna di morte nei confronti di Gesù che ascolta con la corona di spine, col manto di porpora sul nudo corpo dolorante e tenuto in catene da un soldato; un servo che porge al Procuratore Pilato la bacinella ed un tribuno che reca l’ingiuriosa scritta ” J.N.R.I “.


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